ERMANNO CRISTINI

 

“La parola rompe il silenzio, ma lo fa anche apparire”, così si apre il secondo capitolo del libro di Carlo Sini Il gioco del silenzio.1
Dunque il silenzio si colloca entro un’aporia perché è mentre muovo le mani per afferrarlo che esso mi appare in quanto inafferrabile.

Lo sapeva bene Wittgenstein, nella coscienza del fatto che quella del filosofo non può essere che un’aspirazione silenziosa poiché è nel silenzio che si rivelano le cose. Come nell’arte, dove il “pittore”, agitando duchampianamente il pennello nell’astensione del fare può disegnare il mistero. Infatti, quel che si chiama “maestria” ha a che fare con un trattenersi, con una sorta di atto di resistenza, quello stesso a cui si deve la potenza di suono della sospensione in 4’33”. Risponde John Cage in un’intervista rilasciata in occasione dei suoi settant’anni:

“Cage: Il pezzo più importante è il mio pezzo silenzioso, 4’33”. Montague: Molto interessante. Perché?
Cage: Perché non ne hai bisogno per ascoltarlo.”2



1 Carlo Sini, Il gioco del Silenzio, Milano, 2006
2 John Cage, Al di là della musica, Milano-Udine, 2013


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